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Houses : Homes

Un campo di tensione

Ogni luogo può essere vissuto come un campo di tensione tra appartenenza e estraneità, due segmenti ideali che contengono molteplici non definizioni tra cui l’apolidia, la condizione giuridica di una persona che non è considerata cittadina da alcuno Stato. Non avere cittadinanza in nessun paese, non comporta solo la perdita delle radici, non è esclusivamente una forma di esilio, corrisponde nel linguaggio delle nazioni ad uno stato di non esistenza. La XIV edizione del festival, intitolata Houses : Homes, ha scelto di porre al centro il tema della casa, comprendendo in un’unica parola il senso di appartenenza ad una comunità e la sua negazione, gli  aspetti materiali come il diritto a poter avere un tetto sulla testa, a poter vivere nel proprio paese, a poter essere parte attiva nelle scelte che determinano il destino di un quartiere.

Il festival riflette il bisogno di affrontare collettivamente questioni impellenti e lo fa avvalendosi del linguaggio con cui maggiormente sa comunicare: le immagini in movimento, i ricordi, le tensioni e gli attraversamenti degli artisti, autori delle opere video in mostra. Negli ultimi 14 anni Video Sound Art ha costruito percorsi espositivi in numerosi spazi della città, ciascuno abitato da una propria peculiare comunità. ll processo di creazione delle varie edizioni è sempre stato preceduto dalla costruzione di una relazione tra gli artisti, gli operatori e chi vive ogni giorno questi luoghi, un’operazione spesso critica, talvolta faticosa ma in grado di testare la validità dei progetti e anche metterli in discussione. Dalle piscine di Milano Sport, che in edizioni passate del festival sono state visitabili dal pubblico di Video Sound Art contemporaneamente alle attività dei nuotatori, alle scuole di secondo grado, visitabili anche di notte con un programma pubblico costruito in collaborazione con gli studenti e le studentesse, dai teatri agli archivi come il seicentesco archivio Cà Granda all’interno del quale le opere  sono state allestite in presenza dei ricercatori di Labanof – Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense. La XIV edizione è nata in collaborazione con il comitato di zona “Luigi” del quartiere Lodi-Corvetto, a cui aderiscono cittadini e cittadine, esercizi commerciali e associazioni. 

La scelta di intervenire in questo quartiere è stata un’emanazione diretta del tema affrontato dal festival in relazione alle conseguenze ambigue della gentrificazione, più che mai attuali nella zona della città del festival. Nel 2026, Lodi-Corvetto ospiterà il Villaggio Olimpico per Milano-Cortina e in molti si chiedono come creare una massa critica coesa in grado di navigare i cambiamenti inevitabili e se il quartiere reggerà la transizione. Attraverso un’edizione diffusa che intercetta una piazza, un circolo ricreativo e diverse botteghe storiche, Video Sound Art si apre ad una modalità di esistenza artistica partecipata, un tentativo di usare l’arte come catalizzatore per attivare un dialogo sul destino del quartiere e della città, senza perdere di vista che la casa, ovunque essa sia (o non sia), fa parte del mondo. Abbiamo orchestrato un programma pubblico invitando ricercatori e accademici che studiano i cambiamenti sociali connessi alle grandi manovre urbanistiche. Sentirsi a casa o estranei in un luogo non è una condizione fissa, ma piuttosto un processo in continua evoluzione, fatto di esperienze, cambiamenti e dialogo tra l’ambiente e le persone che lo abitano. Abitare un luogo coincide con il diritto a occuparlo fisicamente e a trasformarsi insieme a esso, negoziando costantemente il proprio posto nel mondo.

Laura Lamonea, direttrice artistica e curatrice


Mattoni

Quest’anno Video Sound Art si occupa di case. Su questo tema si è detto e si è scritto di tutto. Se n’è parlato fino alla nausea durante la pandemia, quando tutte le attività sociali (lavoro, riposo, gioco) sono collassate nel perimetro delle mura domestiche. Se ne continua a parlare in maniera martellante a Milano, una città che nella sua inebriata parabola ascendente, delimitata dai due mega-eventi (Expo 2015 e i prossimi Giochi olimpici invernali del 2026), ha perso per strada 300.000 persone negli ultimi 9 anni (su una popolazione di 1 milione 300 mila!), emigrati altrove a causa del carovita. 

L’idea su cui si è costruita questa edizione del festival è che sia importante, anzi necessario, continuare a parlare di case. Houses : Homes non vuole essere un’ennesima enciclopedia sul tema, quanto piuttosto una nota al margine che cerca di dirottare l’attenzione verso angoli dove di solito non si guarda. La tesi di questa edizione del festival è che la casa possa essere utilizzata come uno strumento di osservazione in grado di mettere a fuoco dinamiche sociali micro e macroscopiche che altrimenti rimarrebbero sfocate, di guardarle da vicino per meglio analizzarle e comprenderle, ma anche per immaginarne di nuove e migliori. 

Alcune delle micro-storie che Houses : Homes mette a fuoco riguardano i rapporti di potere basati sul genere, dove spazi e oggetti dell’immaginario domestico (il focolare, la cucina, il grembiule) sono fortemente connotati da stereotipi legati al mondo femminile. Di case si parla anche in riferimento a migrazioni, diaspore, ed esili: queste sono storie di nostalgia, dislocamento e proiezione che tengono assieme le case lasciate indietro e quelle agognate altrove. I colonialismi, passati e odierni, di tutte le geografie, sono anch’essi una questione di case: da un lato, quelle occupate con la forza, rase al suolo dai bulldozer e fatte esplodere dalla violenza coloniale; dall’altro, la presunzione che si possa imporre la propria casa altrove tramite l’usurpazione, la manipolazione, il furto. Infine, la casa è anche metafora di quell’insieme di idee, simboli, apparati affettivi che ci tengono legati ad una comunità allargata: la famiglia, di sangue o scelta; una contrada o un rione; una nazione; un gruppo religioso, linguistico, etnico; il mondo stesso. La casa, in ciascuna di queste connotazioni, è quindi identità, memoria, senso di appartenenza, possibilità di comunicare e di riconoscersi in una comunità.

In un momento complesso e brutale come quello che stiamo vivendo, in cui l’ignoranza non è più un’opzione e l’intenzionalità è richiesta in ogni atto, è importante interrogarsi rispetto all’opportunità di occupare uno spazio-tempo di attenzione attraverso un festival di arte contemporanea. Houses : Homes si propone di attivare una piattaforma – o meglio, ne condividerà una assieme alla realtà del quartiere ospitante, il Comitato Luigi – che speriamo possa amplificare contro-narrative rilevanti sul tema della casa, sia nei suoi aspetti materiali (house) che in quelli simbolici (home). In parallelo, il festival spera di poter contribuire a rafforzare la rete invisibile che connette tutte quelle voci che sfidano, provocano o mettono in ridicolo una narrazione monocolore sul tema. In altre parole, il festival si propone di diventare a sua volta una casa. 

Erica Petrillo, curatrice e responsabile della ricerca della XIV edizione

XIV edizione
Houses : Homes
24 – 27 ottobre 2024

Concept
Open Call 2024

Sedi:
Circolo San Luis 1946, Via Don Bosco, 7
Cartoleria e Tipografia Bonvini 1909, Via Tagliamento, 1
Eldodo Booksellers & Stationers, Via Vallarsa, 11
Panificio Meraviglia Di Pane, Via Tagliamento, 11
La Stazione delle Biciclette, C.so Lodi, 66
Ristorante Sottobosco, Piazza S. Luigi, 5
MM3 Lodi, Milano

In collaborazione con:
Comitato “Luigi” del quartiere Lodi Corvetto
Di Studio In Studio

Con il contributo di:
Comune di Milano
Fondazione Banca del Monte di Lombardia
Fondazione Cariplo
Acción Cultural Española (AC/E)

A cura di Video Sound Art
Direzione artistica
Laura Lamonea

Curatela della XIV edizione 
Laura Lamonea Erica Petrillo 
Da un progetto di ricerca di Erica Petrillo 

Coordinamento Open Call
Tommaso Santagostino

Educazione
Thomas Ba, Laura Lamonea

Produzione
Lino Palena

Ufficio stampa e comunicazione
Francesca Mainardi, Caterina Migliore e
Federica Torgano

Identità grafica
Francesco Galano