Vai al contenuto

Seconda stagione

Con la seconda stagione riprende il viaggio nell’arte contemporanea del podcast Fino a prova contraria. Ogni puntata ospiterà la voce di artisti che si racconteranno attraverso le opere presentate nel corso dei 14 anni di attività di Video Sound Art. Fino a prova contraria è l’occasione per esplorare il rapporto che esiste fra le opere, gli artisti, il pubblico e gli addetti ai lavori. Ascolteremo quindi anche le voci di restauratori, paleontologi, archivisti e di tutte le figure implicate nel processo di produzione artistica. Il podcast vuole aprire uno spazio di riflessione che attinge dalle scienze sociali, e in generale da discipline non prettamente artistiche, per ragionare sulle possibili trasformazioni del mondo che abitiamo.

Ep. 1 Come fare un pane che resiste nel tempo | Luca Trevisani

La prima puntata della seconda stagione è dedicata all’artista Luca Trevisani, le cui opere sono state esposte a livello internazionale presso musei, biennali ed istituzioni d’arte. La sua ricerca spazia tra scultura e video.
Luca Trevisani ci conduce nel suo studio e ci racconta come trae ispirazione dalla materia e dagli oggetti raccolti negli anni che diventano la  base per generare nuove forme e significati. Nelle sue opere le caratteristiche storiche della scultura sono messe in discussione o addirittura sovvertite, in un’incessante indagine sulla materia.
Nel 2021 l’artista è stato ospite di Gestus, il  progetto espositivo ideato da Video Sound Art per il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia. A seguito della mostra un incidente ha danneggiato la porzione realizzata in pane della serie Daniel Day-Lewis. Attraverso il suo sguardo l’artista tematizza il rapporto tra gli esseri umani e il mondo materiale enfatizzando alcuni  elementi quali la conservazione, la trasformazione e l’invecchiamento, che rendono indissolubile la relazione tra noi e le cose.
Ospite della puntata la restauratrice lapidea Francesca Cassina che ha partecipato a un lavoro di recupero dell’opera in presenza di Luca Trevisani e della curatrice Laura Lamonea.

Estratti dal primo episodio

[Luca Trevisani] Pane vero, ma come fare un pane che resista nel tempo? Contatto tutta una serie di esperti, di restauratrici a cui chiedo di confermare che le mie ricette abbiano senso. Mi dicono “per capire come fare il pane che dura, che vada nel futuro, guardiamo il passato”. Abbiamo dovuto guardare le ricette egiziane dei pani che sono nel museo egizio a Torino, perché i pani che sono lì hanno migliaia di anni e sono ancora lì e saranno lì per ancora altrettanti migliaia di anni. Abbiamo fatto queste prove e abbiamo iniziato poi ad utilizzare tutta una serie di materiali chimici. È stato molto bello capire che per fare una cosa che deve andare avanti avanti nel futuro, ci saremmo dovuti innestare in una tradizione che è enormemente ricca e sfaccettata. Una volta fatti questi pani hanno bisogno di un po’ di giorni a seconda della stagione o di settimane per avere una prima essiccatura. Poi vengono scalzati dal loro stampo in silicone, vengono messi in questo piccolo forno elettrico che abbiamo in studio e vengono spennellati con tutta una serie di oli – olio d’oliva, olio di semi – per ottenere poi quel look, che sa di pane e sa di pane poi anche nelle narici perché ti entra nel naso l’odore del pane. E dopo tutte queste cotture che vengono fatte a bassa temperatura, 60-80 gradi per tantissime ore, a intervalli più o meno regolari, vengono stabilizzati con una serie di materiali più recenti per costruire anche quello che è quella piccola pelle sottilissima che in un caso di, non lo so, di sconto, di problema si può rimuovere e rimettere.

[Laura Lamonea] Alla fine della mostra, durante il trasporto dal teatrino di Palazzo Grassi di Venezia a Milano, una scarpa di pane si è lesionata. A seguito di questo incidente e dall’esigenza di porre rimedio all’accaduto, abbiamo deciso di interpellare la restauratrice Francesca Cassina. E’ così che sono nate delle sessioni di restauro e un profondo confronto sulle sue modalità a partire proprio dalle specifiche del lavoro di Luca. 

[Francesca Cassina] Sono specializzata negli interventi, nel trattamento sui materiali lapidei e derivati. Questo significa tutto quello che si fa con la pietra in qualunque stato di aggregazione, perciò dagli affreschi, ai dipinti murali, gessi, mosaici, le statue di pietra vera e propria. Dunque, ricordo l’inizio di tutta la vicenda. Questo piccolo incidente che si era verificato in un trasporto e appunto la polimatericità dell’intervento, dell’opera di Luca, era una qualcosa con cui non avevo avuto ancora occasione di confrontarmi direttamente. E’ un tipo di lavori, interventi che mi interessavano, che mi hanno sempre affascinata molto.

[Luca Trevisani] La materia cambia, cambiano i colori dei capelli, i colori della barba. A 70 anni saremo più bassi di quando avevamo 30 anni. E perché questo non deve accadere anche ad un oggetto, a un’opera? Un’opera anche se tu non la tocchi cambia, no? Una casa dopo due generazioni viene sempre rifatta, un appartamento al massimo dopo tre generazioni di persone che ci hanno abitato si rifà il bagno , si rifanno i pavimenti.

[Tommaso Santagostino] Nel caso di Luca Trevisani siamo stati condotti in un laboratorio di cultura materiale che rimodella e reinventa la relazione tra noi e gli oggetti. E a proposito di questo, l’antropologo Daniel Miller, ricorda come il senso comune contrappone spesso le persone alle cose, ciò che è animato e ciò che non lo è, il soggetto e l’oggetto. E allora è proprio necessario forzare il senso comune, come dice anche Trevisani, per renderci conto che anche noi siamo oggetti, che anche noi siamo cose. Ad esempio, per citare ancora Trevisani, possiamo essere la scarpa che indossiamo e questa scarpa può rappresentare il dettaglio che diventa un’unità minima di un’architettura universale, che ci consente di stare al mondo. E il nostro podcast cerca proprio di tenere insieme il particolare e l’universale, e di dare conto della tensione generata da questi due estremi. Una tensione preziosa che nasce dagli interrogativi sulle cose del mondo e che è propria di ogni impulso umano, come quello artistico, che agisce, immagina e trasforma.

Luca Trevisani, Daniel Day Lewis, 2021, Courtesy dell’artista, della Galerie Mehdi Chouakri, Berlino e Pinksummer contemporary art, Genova. Installation view, Gestus I atto: Rifare il corpo, at Teatrino di Palazzo Grassi, 2021. Ph. Matteo De Fina © Palazzo Grassi

Le puntate di Fino a prova contraria saranno pubblicate a cadenza mensile su Spreaker e sulle principali piattaforme di distribuzione (Spotify, Apple, ecc.).

Produzione
Video Sound Art

scritto e condotto da:
Laura Lamonea e Tommaso Santagostino

musiche e produzione audio:
Vincenzo Risi

assistente di produzione:
Caterina Migliore


Ep.1 | Luca Trevisani

Ascolta su Spotify

Ascolta su Apple Podcasts