Là dove gli esseri umani non possono arrivare
La terza trilogia video di Driant Zeneli
Sono tre gli edifici di origine brutalista della penisola balcanica all’interno dei quali pesci volanti, insetti meccanici raccontano storie del mondo. The Animals. Once Upon a Time…in the present Time è il titolo della terza trilogia dell’artista Driant Zeneli. I capitoli, come nella tragedia greca, dipanano diversi aspetti di un medesimo ciclo narrativo. Nei film animali robot interagiscono con corpi in cemento armato. Il nostro sguardo si sofferma sull’incontro tra esseri tecnologici e oggetti giocattolo.
No wise Fish would escape without flying, primo capitolo, racconta la storia di un pesce fatto di carta e motore che tenta con il volo di scappare da uno squalo gonfiabile. La caccia da parte del palloncino avviene a Prishtina, nella Biblioteca Nazionale del Kosovo.
Seguendo il volo, osserviamo dall’alto l’edificio che nel corso della sua storia ha cambiato vita più volte. La biblioteca fu concepita in un momento in cui il governo federale jugoslavo puntava a rafforzare il Kosovo. Poi per quasi un decennio fu trasformato in una scuola religiosa ortodossa e durante i bombardamenti della NATO, fu utilizzato dall’esercito serbo come centro di controllo. E’ attraverso l’inseguimento che osserviamo la struttura dall’esterno e dall’interno. Le cupole in vetro e acciaio, ciascuna di dimensione diversa dall’altra, filtrano naturalmente la luce.
Come può sfuggire il pesce rosso alla morsa dello squalo e volare libero?
L’artista si concentra su sentimenti umani come la paura e l’impotenza. La storia è uno sfondo astratto, l’immaginazione lo strumento collettivo per rendere la realtà malleabile. L’elettronica e la robotica sono parte integrante del gioco messo in atto per aumentare l’immaginazione. La narrazione del film è stata costruita con un gruppo di bambini di Bonevet, un’organizzazione non profit fondata nel 2014 a Prishtina, cercando una soluzione per liberare il pesce dalla rete. Cosa può succedere quando l’artista diventa regista di un’operazione collettiva? La coautorialità è la premessa per esplorare, stravolgere, guardare verso nuove direzioni, in particolare se i protagonisti sono un gruppo di bambini che entrano in relazione con un‘architettura profondamente legata alla storia del loro paese.
Il destino di questi edifici è sempre molto complesso. In alcuni casi sono vissuti dai cittadini come simbolo di trasformazione – la biblioteca oggi è un luogo di fermento della città – in altri si ricollegano ad un passato oscuro. E’ il caso della Piramide di Tirana, luogo maestoso al centro del secondo capitolo dal titolo How deep can a Dragonfly swim under the Ocean?. Zeneli filma uno spazio che non vedremo più, poche settimane prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione. La Piramide, monumento commemorativo al dittatore Enver Hoxha, costruita negli anni ’80, si appresta a diventare uno dei centri tecnologici più importanti dei Balcani, su progetto di uno studio di architettura olandese. La fotografia del film ci restituisce l’emozione del passaggio, esalta l’estetica della rovina abbandonata.
La luce è un’illusione e allo stesso tempo la condizione indispensabile per poter osservare. Sotto i fari, una libellula robot è condannata a non volare mai, per sopravvivere si nutre del fossile di un polpo che la trattiene rendendola ostaggio del suo stesso nutrimento.
Tra alti e bassi, battute d’arresto e rinascite anche la Piramide ha attraversato mille vite: sede di una delle prime tv nazionali albanesi, poi discoteca, spazio espositivo, centro culturale e base NATO.
Tuttavia, sono state le nuove generazioni di Tirana ad appropriarsene in maniera inaspettata, arrampicandosi fino alla punta. Il polpo, un disegno a parete realizzato con bombolette spray, è certamente la traccia del loro passaggio.
Sebbene l’artista non metta in rilievo il contesto storico e l’esperienza filmica resti aperta e diretta, il passato rimane presente, possiamo udirne la voce e ricordare quando, durante la dittatura, dal Paese non poteva uscire nessuno e a pochissimi era concesso di entrare.
Le favole filmiche di Zeneli nascono da incontri casuali e la soluzione a domande, che sembrano non avere una risposta, rientra nel processo di creazione collettiva che percorre tutta la trilogia. Ciò che conta è l’incontro. Passa in tv la storia di un uomo che dichiara di aver trascorso ingiustamente 21 anni in carcere. Driant decide di contattare sui social Rilond Risto, l’uomo che durante gli ultimi anni di isolamento ha realizzato, con mezzi fortuiti, piccoli insetti meccanici in grado di volare. Il sogno si concretizza attraverso la piccola libellula realizzata da Risto. Le relazioni di potere e la Storia si intrecciano con le narrative individuali, dando origine a delle utopie che sovvertono il naturale ordine delle cose nel perenne tentativo di distaccarsi da un contesto imposto dalla società.
Presentati in occasione della mostra Gestus presso il Teatrino di Palazzo Grassi, i primi due capitoli sono stati portatori di una dinamica trasformativa.
Il progetto veneziano partiva dalle riflessioni inaugurate dai grandi maestri teatrali del ’900 concentrandosi sulle teorie legate alla scomposizione muscolare, volta a spezzare automatismi fisici e mentali, e alla ricomposizione di un corpo pronto a muoversi ritmicamente nello spazio. In un processo di riappropriazione fisica ed emotiva del corpo architettonico, l’umanità vera degli animali robot e il regno dell’immaginario dai quali provengono sono stati riattivati dai visitatori. Il progetto Gestus ha messo in relazione la pratica di Zeneli alla tecnica di recitazione proposta da Bertolt Brecht: lo straniamento, la distanza emotiva attraverso la quale l’attore in scena mostra entrambe le possibilità – il pianto di Madre Coraggio per la perdita dei figli precede un commento dell’attrice, in cui afferma il contrario di ciò che ci si immagina di sentire, con l’obiettivo di portarci a riflettere. Il dialogo con Brecht si è nutrito degli strumenti messi in scena da Zeneli che permettono di comprendere e sondare nuove possibilità, giocando con gli incontri, l’astrazione e la memoria delle forme in cemento.
ll terzo capitolo è attualmente in fase di realizzazione. La struttura è l’Ufficio Postale di Scopje in Macedonia, un edificio che rischia di condividere lo stesso destino di molti altri caduti in uno stato diabbandono dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Modellato a forma di fiore loto e completato nel 1974, l’Ufficio Postale è il simbolo della ricostruzione della città dopo il terremoto del 1964. Il film The firefly keeps falling and the snake keeps growing si ispira alla favola della lucciola e del serpente in cui il serpente, colpito dalla luminosità della lucciola, cerca a tutti i costi di mangiarla, reagendo al sentimento di impotenza da cui viene avvinto di fronte al suo brillare.
In questi giorni Zeneli sta dando corpo alla narrazione e alla progettazione dei protagonisti, in collaborazione con gli studenti dell’Università di Ingegneria di Scopje. Robot e giocattoli macedoni che condividono, riproponendo un paragone teatrale, il mito delle marionette a fili: il campo di azione è il sogno, la fantasia, là dove gli esseri umani non possono arrivare con il proprio corpo pur tendendovi per un mistero della loro stessa natura.
Laura Lamonea
Curatrice di Video Sound Art
GESTUS
15 ottobre
15 gennaio
Sede
Teatrino di Palazzo Grassi
Venezia
A cura di
Video Sound Art
Laura Lamonea
Chief curator
Thomas Ba
Curatore junior
Daniela Amandolese
Educazione
Francesca Mainardi
Pubbliche relazioni
Lino Palena
Produzione
Davide Francalanci
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