È costituito da materiali poveri ma grazie alla maestria con la quale si eseguiva lo strato di finitura, le superfici possono assumere una lucentezza simile al marmo. È composto da sabbia di fiume, calce, grassello di calce, gesso e polvere di marmo. La tecnica degli stucchi ha una profonda tradizione in Sicilia legata all’esecuzione di apparati decorativi di Giacomo Serpotta (Palermo 1652 – 1732) che portò la tecnica dello stucco alla piena autonomia di scultura andando oltre la tradizione della decorazione plastica delle architetture. La lavorazione dello stucco prevede la tecnica a mettere a differenza di quella del marmo a togliere.
La tecnica di esecuzione degli stucchi – che oggi non possiamo fare altro che ricostruire a posteriori attraverso le attuali metodologie e tecniche di restauro – si compone delle seguenti fasi:
- Preparazione di bozzetti, disegni dettagliati a cui segue la preparazione di un modello di studio.
- Armatura ossia un’intelaiatura di materiali vegetali come il legno di noce (perché meno deformabile) ricoperta di strati di canapa per tenere unite le parti di legno precedentemente inchiodate tra loro con la funzione di supporto delle parti aggettanti. La fibra di canapa favorisce inoltre la carbonatazione della materia, il processo chimico che rende la malta plasmabile e spatolabile.
- La modellazione con la malta si esegue per strati sovrapposti sull’armatura fino alla definizione del manufatto. Dopo aver steso il primo strato, durante un periodo di asciugatura di alcune ore, la malta si ritira in parte (possono formarsi delle piccole crepe). La quantità degli strati dipende dalla grandezza dell’opera.
- Finitura. L’opera modellata viene definita con uno strato finale composto da grassello di calce e polvere di marmo per saturare la superficie e renderla lucida come il marmo.