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Il Materiale

La porcellana di Capodimonte deve il suo nome all’omonima area collinare partenopea, dove il re Carlo di Borbone e sua moglie Maria Amalia di Sassonia, nella metà del Settecento, fondarono la Real Fabbrica di Capodimonte. Fin dal principio i principali tra i collaboratori ci saranno figure di spicco quali il chimico belga Livio Ottavio Schepers e il decoratore piacentino Giovanni Caselli. Durante i primi tempi di sperimentazione della porcellana presso la sede del Palazzo Reale di Napoli, Caselli si cimentò nello studio e applicazione dei colori e dell’oro.La porcellana che si produce in questa zona ha caratteristiche peculiari che la contraddistinguono dalla porcellana del nord Europa.

 

Caratteristiche del materiale

Nel suo impasto non c’è il caolino pertanto si compone di una fusione di varie argille provenienti dalla cave del sud miste al feldspato, ne deriva così un impasto tenero dal colore latteo, che renderà questa manifattura unica nella storia della porcellana. La porcellana, così realizzata, durante la cottura si ritira di circa il 20%.

Durante l’attività della Real Fabbrica nel settore plastico furono prodotti gruppi con scene della vita di corte per lo più in biscuit (la “Caduta dei Giganti” di Filippo Tagliolini, il “Laocoonte”, il “Ratto d’Europa”, “Pigmalione”, “Le Tre Grazie” di Canova): un materiale ceramico non lucido come la porcellana, in quanto non verniciato con la seconda cottura e la coperta di cristallina, ma lasciato opaco.

 

Fasi di lavorazione
• analisi del modello e valutazione di fattibilità
•  realizzazione forma originale
• realizzazione del prototipo (foggiatura, assemblaggio, rifinitura, applicazioni plastiche)
• essiccamento
• cottura del biscotto
• verniciatura/smaltatura
• cottura a “lucido”
• decorazione