Su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
Su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è la seconda tappa di una performance presentata per la prima volta nel 2019. Nel tribunale di Monowe, l’installazione di Ludovica Carbotta, si celebra un processo in cui l’unico abitante di questa immaginaria città è al tempo stesso imputato, giudice, pubblico ministero, testimone, avvocato. Il processo, di cui riportiamo qui un breve estratto, è raccontato e interpretato in prima persona da Benedetta Barzini.
GIUDICE: Silenzio grazie
Passiamo adesso all’esame testimoniale, il PM ha delle domande?
PM: Ho una domanda per il cittadino di Monowe, volevo sapere per quanto riguarda la scala di accesso alla città se si tratta della stessa struttura della torre di vigilanza?
TESTIMONE: Per quanto riguarda la torre di vigilanza e la scala di accesso… no no, sono due cose diverse, la scala di accesso l’ho utilizzata per salire a Monowe soltanto una volta… la torre di vigilanza la utilizzo sempre, scendo tutti i giorni al punto di avvistamento o almeno questo è quello che facevo.
Sono proprio due strutture diverse
PM: Ancora una domanda… la testa è stata scagliata oppure è caduta in quanto scivolata?
DIFESA: Giudice mi scusi, mi oppongo, è stato già spiegato che la testa era stata calata lentamente verso il basso, è una domanda tendenziosa
GIUDICE: Signor PM, ci spiega come mai questa domanda, voleva approfondire semplicemente il discorso, aveva bisogno di ulteriori delucidazioni? Mi sembra che l’avvocato abbia ragione
PM: Più che altro volevo capire la modalità nella quale questa testa è stata fatta scendere
GIUDICE: Questo è già stato spiegato, in ogni caso se il teste vuole approfondire la questione…. In poche parole gentilmente
TESTIMONE: Dunque tenete conto che dalla torre di vigilanza ovviamente insomma le operazioni sono un po’ complesse, in ogni caso la testa era circondata da un’imbracatura, legata ad una fune e la fune è stata calata. Non ci sono state difficoltà, secondo me per l’assenza di vento… essendo un momento tranquillo la testa scendeva, scendeva proprio tranquillamente in maniera fluida. È stato ad un certo punto che si è staccata dall’imbracatura, però non è accaduto nulla non c’è stato nessun scrollone oppure un evento esterno che l’abbia modificato questo movimento, è stato tutto estremamente tranquillo
PM: E mi scusi ha lasciato delle tracce cadendo questa testa?
TESTIMONE: Non sono sicura di aver capito…delle tracce a terra? Uh a terra è andata in tanti pezzi, è stato spaventoso questo
PM: Un’ultima domanda…l’ha poi raccolta questa testa?
TESTIMONE: No
PM: È stata lasciata per terra in mille pezzi?
TESTIMONE: Sì sì
PM: Giudice io non ho altre domande
GIUDICE: Va bene il PM ha finito, passiamo la parola all’avvocato della difesa
DIFESA: Dunque lei ha detto quando si parlava della testa, che questa testa si è frantumata in mille pezzi, quindi vuol dire che è caduta a terra, non è stato un atto intenzionale, giusto?
TESTIMONE: Spero di aver capito bene, sì è caduta sul suolo, indubbiamente è caduta e non credo sia stato un atto intenzionale, a me è sembrato un incidente, però poi sono stato a guardare i frantumi della testa, credo a lungo.
DIFESA: Giudice io non ho altre domande
GIUDICE: Bene procediamo. Accertato che lo stato mentale dell’imputato consente la cosciente partecipazione al procedimento, diamo la parola adesso all’imputato.
Pubblico Ministero vuole iniziare lei con delle domande?
PM: Sì grazie Signor Giudice
Senta vorrebbe descrivere quello che fa a Monowe al giudice?
VITTIMA: Sì… mmm… negli ultimi tempi mi muovo nelle strutture della città, correndo da un luogo all’altro perché ho notato dei riflessi… soprattutto quando piove e quando ci sono dei frammenti di vetri rotti, intravedo una figura, non capisco bene che cos’è però l’ho intravista anche all’interno del museo. La seguo, di fretta, di corsa. Dopo che la testa è caduta, dopo che si è rotta avevo paura avrei smesso di vedere questi riflessi ma invece continuo a farlo. Quando vado all’interno del tribunale… sempre correndo, si formano delle domande, come una sorta di pausa, anche se comunque rimangono sempre intorno a me queste figure riflesse.
PM: Può spiegare come si è procurata la testa?
IMPUTATO: Cosa intende dire? La mia testa? È sempre stata lì dove si trova anche ora.
Ci gioco sempre con la mia testa, la accarezzo, la porto a spasso, è sempre con me insomma.
PM: Che rapporto ha con il linguaggio, parla da solo?
IMPUTATO: No non parlo da solo, parlo con la mia testa… è ovvio
Il linguaggio è importante, quando è la mia testa che parla mi convince di tutto, non riesco mai a replicare. Sembra mi voglia giudicare, sembra che sia la sola parte di me che abbia diritto a chiamarsi me.
Il fatto che io stia parlando ora, mi rende certo che non sono da sola, mi persuade che sia così, anche se continuo a non incontrare nessuno qui.
PM: Riesce a creare in questo spazio?
IMPUTATO: Sì o meglio la creazione avviene al di là delle mie intenzioni, scopro inedite maniere di muovermi e sono capace di visualizzare concetti e parole rendendoli addirittura materiali.
PM: Lei conosce la vittima?
IMPUTATO: Certo che la conosco, perché mi chiedi questo? Certo, forse non ti conosco così bene come pensavo.
PM: Si trova nella stanza?
IMPUTATO: Certo, siede proprio qui
PM: Giudice per me non ho altre domande
GIUDICE: Diamo la parola all’avvocato della difesa
DIFESA: Buongiorno… dunque lei ha descritto le sue attività quotidiane all’interno di Monowe, riesce a soddisfare tutte le sue esigenze senza problemi?
IMPUTATO: Dipende di che esigenze parliamo, diciamo che ho sempre meno esigenze, sempre meno bisogni. Vivo la mia fisicità in maniera completamente nuova. Sono più leggera e mi muovo rapidamente senza darmene conto, senza avvertire fatica. Forse sono meno umana e sono diventata parte della città stessa con i suoi riflessi e la sua inconsistenza.
DIFESA: Stando a quello che ha risposto al Pubblico Ministero, lei conosce la vittima, allora mi dica qual è il suo rapporto con questa?
IMPUTATO: Aspetti non credo di aver capito… Io stessa sono la vittima. Sì diciamo che c’è un costante lamentio di fondo, un’insoddisfazione ma cerco di non farci caso più di tanto e di certo non starò qui a lamentarmi con lei avvocato, io e lei la pensiamo allo stesso modo dopotutto.
DIFESA: D’accordo, ora vorrei chiedere all’imputato se ha memoria del passato prima dell’esperienza a Monowe?
IMPUTATO: Sì ricordo qualcosa, anche se credo di… di provenire da qui anche se non sono nato qui ed è questa la ragione che più mi riporta con i ricordi al passato
DIFESA: Lei per caso ha memoria di esperienze di soprusi prima della sua vita a Monowe?
IMPUTATO: Sono sempre stato vittima di soprusi, ricordo una sensazione di costante minaccia Questa è la ragione che mi ha portato a venire a Monowe, dovevo proteggermi. La difesa di sé stessi è dovere del cittadino.
Vado a processo per questo? Per aver difeso me stesso? Io ci vado a testa alta anche a nome vostro. Prima me stesso sempre!
DIFESA: Giudice, non ho altre domande
GESTUS
15 ottobre
15 gennaio
Sede
Teatrino di Palazzo Grassi
Venezia
A cura di
Video Sound Art
Laura Lamonea
Chief curator
Thomas Ba
Curatore junior
Daniela Amandolese
Educazione
Francesca Mainardi
Pubbliche relazioni
Lino Palena
Produzione
Davide Francalanci
Approfondimenti editoriali