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Caterina Morigi, Making Special, soli, 2022, Marmo Azul Bahia, incisione, 43 x 50 x 2 cm. Prodotto in collaborazione con Ultravioletto.art e Masutti marmi. Installation view, Video Sound Art Festival XII edizione, Teatro Carcano, 2022. Ph.Anna D’Amore 

La ricerca di Caterina Morigi è incentrata sugli aspetti meno evidenti della materia. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, osservando l’effetto del tempo sulle forme, in superficie e in profondità, facendo in modo che l’opera sia sempre dipendente dalle sue trasformazioni fisiche e connessa con lo spazio circostante. La sovrapposizione tra organico e inorganico è utilizzata per sondare la relazione imprescindibile tra uomo e natura.

Caterina Morigi rivisita in chiave contemporanea le tracce dell’uomo incastrate nella sostanza lapidea di incisioni rupestri. La serie scultorea Making Special condensa le caratteristiche degli errori umani con le imperfezioni delle macchine e l’incertezza interpretativa, rovesciando le forme dell’antico per riportarle nel presente.
Vorrei leggere le opere con il metodo ‘Junghiano’, attraverso il simbolo che è sempre legato all’interiorità umana. Parto dal labirinto, concetto astratto, che raccoglie ampiamente il nostro interesse atemporale. Nei miti dell’antichità si crede che alcuni fossero costruiti per ingannare i demoni e che avessero una capacità di attrazione. In altri casi si pensa che rappresentazioni ancestrali, circolari o ellittiche fossero speculari ai movimenti astrali, complementari ai labirinti terrestri, simboleggiando la perdita di orientamento, per difendere e trovare il (proprio) centro.
Per Jung, il sole, è il simbolo del Sé e dell’identità; per la civiltà egizia era impersonificato da Oro, il figlio di Iside e Osiride. Il sole si ricongiunge al labirinto perché, secondo Eliade rappresenta il movimento rotatorio generatore e unificatore.
La serie  Making Special
è stata realizzata in collaborazione con Ultravioletto e l’azienda Masutti Marmi. Il titolo riprende le teorie dell’antropologa Ellen Dissanayake, la quale sostiene che l’artista, come le madri umane ed animali, sin dai tempi preistorici in cui nascevano i rituali sacri, tendevano a rendere speciali le cose ordinarie.


Nata nel 1991, attualmente vive e lavora a Bologna. Ha studiato allo IUAV di Venezia e all’Université Paris8-Saint Denis. Ha partecipato a numerose residenze artistiche in Italia e all’estero, tra cui Spira (GR), Parigi e Napoli, presso la Fondazione Archivio Casa Morra. Ha esposto al Museo MAMbo (Bologna), Archivio Casa Morra (Napoli), Villa Della Regina (Torino), Mucho Mas! (Torino), MAR (Ravenna), BACO (Bergamo), Museo Nazionale della Montagna (Torino), Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia), Fotografia Europa (Reggio Emilia).  Nella sua pratica comprende spesso la collaborazione con centri scientifici (LAMA–Laboratorio dei materiali antichi dell’Università IUAV) e attualmente con i ricercatori dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e dell’Università di Bologna. È rappresentata dalla Galleria G7 di Bologna. 

XII edizione
The life of things
and the invisible qualities of objects

22 – 28 settembre 2022

Sede:
Teatro Carcano
Corso di Porta Romana, 63,
MM3 Crocetta, Milano