Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino 2003
Zygmunt Bauman, Gli usi postmoderni del sesso, Il Mulino, Bologna 2013
Aldo Carotenuto, Eros e Pathos, Bompiani, Milano 2015
Byung-Chul Han, Eros in agonia, Nottetempo, Roma 2015
Byung-Chul Han, La società della trasparenza, Nottetempo, Roma 2014
Umbero Galimberti, Le cose d’amore, Feltrinelli, Milano 2013
Romano Gasparotti, Filosofia dell’Eros, Bollati Boringhieri, Torino 2007
Julia Kristeva, Poteri dell’orrore, Spirali, Milano 2006
Octavio Paz, La duplice fiamma. Amore ed erotismo, SE, Milano 2006
Platone, Simposio, Feltrinelli, Milano 1995
NOTE BIBLIOGRAFICHE
Byung-Chul Han, docente di Filosofia e teoria dei Media a Berlino, nel saggio Eros in agonia teorizza la morte di Eros, ucciso dal narcisismo e dalla cultura dell’assimilazione. Nella società della prestazione, caratterizzata dall’ossessione a emergere spesso in patologica autoreferenzialità, l’Altro tende a essere degradato a mero specchio del proprio ego, fonte di conferma e consenso per un soggetto alla ricerca ipertrofica del riconoscimento. Ma ridurre l’Altro a sé, ai propri ideali e ai propri fantasmi, equivale a privarsi della forza emancipatrice di Eros, che è sinonimo di uscita da sé, di interruzione del solipsismo e della ripetizione, e che si dà come evento singolare e irriducibile, sempre al di là dei compiti che ci prefiggiamo e del controllo che esercitiamo su noi stessi.
All’erosione dell’Altro fa da pendant la progressiva pornografizzazione dell’Eros, che Han analizza in un altro volume, La società della trasparenza, in cui riflette sulla trasparenza come base ideologica della società digitale. La cultura dell’esposizione/esibizione di sè presupposta dai social networks, che si si estende dal corpo alle parole, dai pensieri alle fantasie, azzera ogni possibilità di comunicazione erotica, consegnando ogni cosa a una noncurante, piacevole, positività che si confà più al genere del piacere immediato (mi piace/non mi piace) che non dell’amare e che, al contrario del desiderio, non permette nessuna deviazione immaginativa. Riprendendo le osservazioni di Roland Barthes in La camera chiara, Han ci ricorda che all’erotico appartiene un’opacità semantica, un’ambiguità, che si schiude solo all’osservatore che indugia e contempla, laddove la pornografia comincia proprio lì dove il segreto svanisce a vantaggio della totale ostensione di sè. La presenza del punctum, che secondo Barthes distingue l’immagine erotica da quella pornografica non produce un piacere, ma una ferita, una commozione, un turbamento che mette in moto il pensiero e proietta il desiderio al di là di sè. Le immagini pornografiche, di contro, non danno a leggere nulla, sono post- ermeneutiche: si svuotano nel consumo e nello spectaculum. Nella società della trasparenza, che non tollera lacune nè nell’informazione, nè nella visione, l’amore rischia di essere una formula per il godimento, in cui l’altro è solo oggetto di eccitazione: pornografia.
In una linea convergente a quella di Han si muovono le considerazioni di Zygmunt Baumann ne Gli usi postmoderni del sesso in cui il sociologo spiega come la versione attuale dell’attività sessuale si concentri esclusivamente nel suo effetto orgasmico. La tesi di Bauman è che nell’età postmoderna l’erotismo si è svincolato sia dalla funzione della riproduzione, sia dall’amore, per assurgere a norma culturale, acquisendo uno spessore che non aveva in precedenza, ma al tempo stesso possiede un’inedita leggerezza e volatilità, propria dei nostri tempi. A ben vedere l’emancipazione dell’erotismo non ha prodotto alcuna liberazione perché se è vero che ha avuto tra le sue conseguenze una sessualità apparentemente più libera, anch’essa risponde agli imperativi della prestazione e ai nuovi micropoteri. Ma il vero problema che l’erotismo postmoderno induce è quello della totale mancanza di una norma, non nel senso moralistico del termine, quanto di comportamenti sociali accettati e condivisi, e le poche regole empiriche che emergono accrescono la confusione a causa di contraddizioni apparentemente insolubili. La cultura postmoderna magnifica i poteri del sesso e incoraggia a infondere significato erotico a ogni angolo del mondo e della vita e, nel contempo, le regole del politicamente corretto vietano di trattare l’altro come puro oggetto sessuale. Il risultato è una situazioni carica di nevrosi psichiche, “tanto più gravi per il fatto che non è più chiaro quale sia la norma e di conseguenza quale tipo di conformità alla norma sia in grado di guarirle.”